Roma. Iniziata la demolizione del villino nello storico quartiere Coppedé
Il Presidente di Italia Nostra, Oreste Rutigliano, aveva inviato una lettera a MiBact, alla Direzione generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e alla Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma per chiedere di bloccare l'abbattimento dell'immobile ROMA - A poco è valso l’appello di residenti e associazioni per fermare la demolizione del villino nel quartiere Coppedè a Roma. La demolizione dello storico edificio di via Ticino 3 è, infatti, cominciata dalle prime ore del mattino del 16 ottobre, tra le proteste. Proprio qualche giorno fa il Presidente di Italia Nostra, Oreste Rutigliano, aveva inviato una lettera a MiBact, alla Direzione generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e alla Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma per chiedere di bloccare l'abbattimento dell'immobile, il cui posto verrebbe preso da un moderno condominio, progettato da Alessandro Ridolfi, presidente degli architetti di Roma. All’appello si era unito anche il critico d’arte Vittorio Sgarbi: "Non sarebbe meglio restaurare la palazzina che già c'è? Questo deve fare un sindaco, questo deve fare un sovrintendente". Italia Nostra in una nota affermava: "Confinante con i villini storici del quartiere Coppedè, il palazzo presenta elementi di decoro e riferimenti formali tipici dell'architettura degli anni '30 del secolo scorso, ed è stato oggetto poi di un successivo intervento di sopraelevazione. Appartenuto alla congregazione di suore 'le Ancelle Concezioniste del Divin Cuore', oggi l'immobile è di proprietà dalla società 'NS costruzioni' S.r.L. che, nel progetto presentato in Conferenza dei servizi, intende demolirlo e sostituirlo con una palazzina residenziale di moderna concezione”. “La demolizione dell'edificio - continuava il comunicato - avrà l'effetto di alterare irreversibilmente la visione e la percezione unitaria e di insieme del contesto nel quale l'immobile è collocato, contesto di indiscutibile pregio storico e architettonico”. Italia Nostra chiedeva dunque al MiBact di svolgere ogni azione utile, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 12 e ss. del Codice dei beniculturali e del paesaggio, al fine di assicurare la piena e più opportuna tutela al bene immobile in questione e salvaguardare il contesto storico e architettonico nel quale è inserito. Le proteste non hanno sortito effetto e attualmente dell’edificio rimane poco più che lo scheletro. “A questo punto prima finiscono i lavori e meglio è” - ha commentato qualche residente. ...